ORRORE E ALTRE AMENITA'
Questa volta ci siamo andati davvero vicini.
Abbiamo mangiato fino alle 11 passate nel ristorante egizio (Tam Tam) del Ghazala Hotel e poi ce ne siamo rientrati nelle nostre lussuose dimore moresche del Sofitel, sulla punta est di Naama Bay. Io dovevo andare a fare immersioni il giorno dopo con i Sinai Divers che stanno al Ghazala Hotel pure loro: la sveglia era per le 6 e tre quarti e la giornata prevedeva 3 immersioni. Indi molto sonno era necessario.
All’una c’e’ stato un botto. La Belsky mi ha detto che ha tremato tutto e che il bang e’ stato molto forte. Io ero piuttosto rinco, da primo sonno, e mi sono tirato su solo quando la Belsky ha incominciato a dar segni di nervosismo tipo “Emanuele, ho sentito dei rumori nella savana qua fuori…” Come in Kenya l’anno scorso, le ho detto di non preoccuparsi. Come allora, anche sabato la Belsky aveva ragione. Non e’ arrivato un elefante a mezzo metro dalla tenda, bensi’un secondo botto che ha tolto ogni dubbio. A quel punto siamo usciti sul terrazzo a guardare Naama Bay di fronte a noi. Irreale, sonnolenta, con le luci che brillavano su tutta la baia. La Micia dormiva, il Ghazala Hotel era distrutto, la CCN lanciava le sue breaking news sull’Egitto, e alcune sirene (poche a dire il vero) tagliavano un silenzio spesso e nero. A pochi metri in linea d’aria, gente come noi era morta. Non li vedevamo, ma la televisione dall’America ce lo raccontava minuto per minuto. L’orrore privato ritrasmesso in mondovisione: un paradosso. In alto, pacifica e bella, una meravigliosa luna piena si specchiava nel Mar Rosso, lontana dalle preoccupazioni della nostra piccola umanita’.
Altro c’e’ stato in quella notte di televisione, chiamate a casa e ricerca di Cathrin, una collega di OMS e sub che dormiva con il cellulare al silenziatore. Le considerazioni profonde e dolorose le lasciamo fuori dal blog. Pero’ ci sono e, assieme a diversi pensieri politici su Medio Oriente, Europa e Italia, rimangono a fare da sfondo a questi mesi di globali amenita’ dinamitarde.
Rimaniamo quindi leggeri e concludiamo con alcuni pensieri in liberta’:
All’una c’e’ stato un botto. La Belsky mi ha detto che ha tremato tutto e che il bang e’ stato molto forte. Io ero piuttosto rinco, da primo sonno, e mi sono tirato su solo quando la Belsky ha incominciato a dar segni di nervosismo tipo “Emanuele, ho sentito dei rumori nella savana qua fuori…” Come in Kenya l’anno scorso, le ho detto di non preoccuparsi. Come allora, anche sabato la Belsky aveva ragione. Non e’ arrivato un elefante a mezzo metro dalla tenda, bensi’un secondo botto che ha tolto ogni dubbio. A quel punto siamo usciti sul terrazzo a guardare Naama Bay di fronte a noi. Irreale, sonnolenta, con le luci che brillavano su tutta la baia. La Micia dormiva, il Ghazala Hotel era distrutto, la CCN lanciava le sue breaking news sull’Egitto, e alcune sirene (poche a dire il vero) tagliavano un silenzio spesso e nero. A pochi metri in linea d’aria, gente come noi era morta. Non li vedevamo, ma la televisione dall’America ce lo raccontava minuto per minuto. L’orrore privato ritrasmesso in mondovisione: un paradosso. In alto, pacifica e bella, una meravigliosa luna piena si specchiava nel Mar Rosso, lontana dalle preoccupazioni della nostra piccola umanita’.
Altro c’e’ stato in quella notte di televisione, chiamate a casa e ricerca di Cathrin, una collega di OMS e sub che dormiva con il cellulare al silenziatore. Le considerazioni profonde e dolorose le lasciamo fuori dal blog. Pero’ ci sono e, assieme a diversi pensieri politici su Medio Oriente, Europa e Italia, rimangono a fare da sfondo a questi mesi di globali amenita’ dinamitarde.
Rimaniamo quindi leggeri e concludiamo con alcuni pensieri in liberta’:
- Il sub, alla faccia di chiunque pensi il contrario, puo’ salvarti la vita.
- Se la Belsky si sveglia dicendo che e’ tornato Elvis Presley, Elvis e’ li’. Aspettate solo due secondi.
- Se andate a dormire, spegnete il cellulare o lasciatelo acceso. Il cellulare con il silenziatore di notte e’ da perversi.
- Se dovete chiamare casa Capobianco nel mezzo della notte, fatelo solo se e’ un’emergenza vera e non contateci troppo: papa’ non risponde in tempo e fa scattare la segreteria; poi va ad ascoltare il messaggio al piano di sotto e rovescia portaceneri e sigarette dappertutto; infine non fa l’unica cosa che gli avete chiesto (contattare Fabri, in America, per fargli sapere che tutto va bene). Pero’ poi torna a dormire e almeno non gli avete rovinato troppo il sonno e la mamma e’ contenta…sempre un genio, il Paolo!
- Continuate a non portar via cibo alla mamma Marinella come io ormai faccio da anni. Solo cosi’ la maledizione della nonna non vi colpira’ e potrete passare illesi attraverso Somalia, Sud Sudan e bombarelle varie!
- Voletevi, vogliamoci bene: il pavimento sotto i piedi e' fragile e a tempo.
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