
Tanti anni fa, '80 o giu' di li', papa' era tornato dal Panathlon con un libro per me e i miei fratelli. In copertina c'era un cane peloso di nome Armaduk e dentro una dedica bellissima per noi tre. Non me la ricordo a braccio, ma il libro e' ancora a Chiesa e ogni volta che vado su lo spulcio un po'. Parlava di "fattore Ulisse" Fogar. Quello che ti prende e ti fa andare, raggiungere i limiti dello spazio, le barriere fisiche e psichiche. Parlava a corde ancora troppo morbide allora per poter suonare a dovere. Ma lo faceva, come l'hanno fatto i vari viaggiatori incontrati sulla strada: Padre Giovanni e il suo Bangladesh, la Valmadre e il suo deserto, la nonna e i suoi tesori al rientro da ogni viaggio. A Fogar la sorte ha riservato lo scherzo piu' temuto per chi ami la liberta' e senta forte il bisogno di andare. Diranno che adesso e' libero di piu'. Io non ci credo.
1 Comments:
At 5:51 AM, Anonymous said…
Anche a me la sua storia ha sempre affascinato e la sua sorte e la sua morte hanno fatto tristezza.
Marta
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