Capobelsky

Questo blog e'la nostra casa virtuale. Ci troverete tanto disordine, magari qualche oggetto prezioso, e sicuramente vita, storie e foto di noi. Benvenuti. Emanuele, Laura e Alice

Saturday, April 18, 2009

VALTELLINA '09

La chiesa e’ sempre li’, triangolo di sassi grigi contro le nebbie di un pomeriggio di pioggia d’ aprile. Sembra una montagna in mezzo alle Alpi e mi e’ sempre piaciuta. Solida, ardita e asciutta, un po’ come la gente di qua, ben piantata a terra e senza fronzoli.
La chiesa e’ ancora li’, ma tutto intorno il mondo s’e’ mosso. Un’onda silenziosa e insidiosa ha spostato persone e cose note: tutto e’ fuori luogo, anche se nulla si e’ rotto.

Torno a casa, nel letto che ha accolto il mio corpo crescere per vent’anni e quasi non riconosco la stanza. Cerco odori antichi e i miei libri; sbircio fra le lettere, ma poi richiudo la scatola. Mi manca il coraggio di prendere in mano gli album di fotografie nel comodino. La stanza di fianco e’ vuota e da sotto arrivano i colpi di tosse di papa’. I fratelli con cui giocavo sono lontani, e la tavola da pranzo e’ incredibilmente piccola. Fuori incontro gli amici del liceo: ci sono dei compagni ora, e dei figli, non seduti a mangiare bresaola con noi, eppure presenti e imprescindibili. Fatico a trovare un ritmo; corro indietro nel tempo per trovare qualcuno che non c’e’ piu’ e quello che c’e’ oggi non riusciamo a tirarlo fuori. Sensazione di occasione persa, nonostante il vino buono. Mi mancano Laura e Alice.
Sulle scale della nonna un particolare, piccolo piccolo. Vicino ad ogni porta, salendo su, c’era una piccola mattonella nera con il nome dei proprietari. Una scritta fatta a mano, color dell’oro, un po’ barocca ma bella e in tinta con gli infissi neri sulla porta di legno chiaro. Quando da piccolo correvo su per le scale, li sapevo tutti quei nomi, ad ognuno andava un mio respiro, su e su, a perdifiato per sette piani…Armanasco, Negrini, Colombo, Bocchio, e infine Bona. Le hanno coperte con adesivi nuovi quelle mattonelle; hanno cambiato i nomi; le hanno rovinate per sempre. E se e’ vero che quelle scale non le faccio piu’ di corsa ad andare in su, ancora preferisco scenderle a piedi. E quel piccolo furto di ricordi ed emozioni, che l’ascensore mi avrebbe nascosto, io l’ho visto. E mi ha fatto un po’ male. Poi ho pensato all’Abruzzo, mi sono vergognato e ho messo su una bella faccia: siamo fortunati, noi.

La due giorni valtellinese ha dato altro pero’: una mamma sempre in ospedale, ma grintosa e in recupero (forza!); parole con infermieri e medici dagli occhi buoni e dalla stretta di mano asciutta e forte; la gioia di una bimba di un anno che cammina a gambe ben aperte verso i suoi nonni; la prospettiva degli ultimi libri di Saramago e De Luca da leggere nei giorni a venire; le chiacchierate con la bisnonna che da 35 anni non sono mai abbastanza; il risveglio con la luce e gli uccelli di fuori. Aggiungo un paio di telefonate, una cena cucinata al mio papa’ e le musiche malinconiche di Battiato che mi accompagnano mentre la mia Ypsilon si infila in galleria e la valle scompare alle mie spalle. Non so cosa lascio indietro. Ma davanti ho l’India.

0 Comments:

Post a Comment

<< Home