Capobelsky

Questo blog e'la nostra casa virtuale. Ci troverete tanto disordine, magari qualche oggetto prezioso, e sicuramente vita, storie e foto di noi. Benvenuti. Emanuele, Laura e Alice

Wednesday, April 13, 2005

L' ORNELLA E IL GINO

Partiti dalla magione d’Ivrea sotto una pioggerellina fine fine, siamo arrivati a Milano, Piazza 25 Aprile, grazie ad una mitica cartina degli anni ‘60 ormai ingiallita e a pezzettini. Qualcuno dirà che il GPS è più pratico, ma il romanticismo ha un prezzo (per altro minore).
Abbiamo cenato con Peppo e Camilla, non al ristorante feng shun shin perché non aveva posti a sedere, ma ad una trattoria bella rustica dove per poco non ci fanno saltar le arterie a burro e a pesantezze varie…Epperò alla fine ce l’abbiamo fatta e per le 9 meno 10 ci siamo ritrovati davanti allo Smeraldo con i nostri due biglietti di poltronissima prenotati via internet mesi fa. La Belsky era indubbiamente agitata (aspettava questo momento da ottobre), il Capo mezzo addormentato per colpa dei tortelli.
Non appena entrati nel foyer, la palpebra pesante ha avuto un guizzo: osti dè, siam ritornati negli anni ’80! Allora, signorine gallinelle cosciainvista offrivano amaro Ramazzotti e sorrisi brillantati ai presenti (pure a noi!), Forattini ridacchiava con la Lina Sotis che baciava tutti come fosse a casa sua. Più in là Ferrè, Diego dalla Palma col suo boy inamidato, Feltri con la sua faccia incattivita, e centinaia di donnine liftate, profumate, abbronzate, tacchettino-spillate, borsettin-ascellate, tutte un po’ ethnic chic, marchi e gioielli bene in vista. La Belsky ha rischiato lo svenimento, ma ha tenuto. Poi ha visto pure Maurizio Costanzo, regista dello spettacolo, e il collasso stava per realizzarsi. Grazie a dio, le luci si sono spente e la prima milanese dello spettacolo è cominciata.
Diciamo una cosa: i due vecchietti ci sanno ancora fare. L’Ornella è una grande interprete e sui bassi fa venire i brividi. Ormai non ci arriva più negli acuti ma su Valentina e ti lascio una canzone, è davvero brava. Il Gino sa anche lui il suo mestiere e quando canta della stanza numero 3 riesce ancora a emozionare. Giocano fra loro con intermezzi di parole studiati e a volte sono un po’ patetici (la pantera lei non la può proprio più fare…). Dovrebbero cantare e basta, senza l’orchestra che sembra quella di Demo Morselli e senza le scritte che Costanzo mette su in sottofondo come fosse a Buona Domenica. La conclusione è un concerto decente di due artisti che hanno fatto storia, un concerto però imbruttito dalla gentaglia urlante e da una regia orribile. L’Ornella e il Gino passano la prova, ma signur, che brutta umanità c’era dentro quel teatro!
Meno male poi che si ritorna a Ivrea, nella C3 della Micia, con la notte e la pioggia di fuori e con i due vecchietti di sottofondo…

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