Capobelsky

Questo blog e'la nostra casa virtuale. Ci troverete tanto disordine, magari qualche oggetto prezioso, e sicuramente vita, storie e foto di noi. Benvenuti. Emanuele, Laura e Alice

Monday, January 28, 2008

YES WE CAN!

All'American University di Washington oggi e' arrivato lui, il senatore nero dell'Illinois, l'uomo del "change", il politico che infiamma i giovani come il nuovo Kennedy. Li', dopo un' attesa di due ore al freddo e al gelo, stoica in mezzo a migliaia di giovani americani urlanti c'era niente popo' di meno che...la Belsky! La Belsky ha seguito tutto: la benedizione di Ted Kennedy, le parole flebili della figlia di JFK e il discorso pieno di pathos e retorica del nostro Obama. La Belsky si sta innamorando di questi americani semplici e genuini, pieni del sogno americano e di fiducia. Alice nel bagno urla Yes We Can con il suo papa' e i Capobelsky, come i Kennedy, ufficializzano sul blog il loro endorsement per Obama. Fired up...ready to go!!!
PS: Di altre elezioni preferiamo non parlare. Pero' avremmo molto piacere ad avere un update da Cristina sulla situazione in Kenya e sull'atmosfera che si respira a Nairobi.
PS2: Dopo la rilettura di questo post, a sorpresa la Belsky si dichiara piu' a favore di Hillary perche' dice che il gender in queste elezioni e' piu' importante della razza. Alice ed io siamo pronti a dar fuoco alla mamma: fired up...ready to go!

6 Comments:

  • At 2:40 AM, Anonymous Anonymous said…

    Anche io, modesta studiosa di letteratura nordamericana, ho molto amato una parte dell'America, quella "contro" che piaceva a Pavese, quella di Hawthorne, Melville, Thoreau, Hemingway,Emily Dickinson, Mark Twain, un'America che si misurava in prima persona sulle grandi questioni (tipo la balena bianca,la disobbedienza civile e i neri)senza metterci in mezzo sempre Machiavelli. Dove sta questa America oggi? Ho visto il film di Redford "Leoni per agnelli". Da'un'idea...
    la nonna 'accademica'/politica

     
  • At 9:45 AM, Blogger Maria Luisa said…

    Vi prego, non lasciatemi nell'ignoranza. Che cos'è il gender?
    ZiaPilly, dalle consultazioni...

     
  • At 2:20 AM, Anonymous Anonymous said…

    Cari amici, eccomi a rispondere al vostro invito e a darvi un'update su quello che succede in Kenya.

    Ormai le elezioni c'entrano fino a un certo punto: la politica ha raggiunto un punto di stallo, e` ormai incapace di gestire la situazione, e la gente nel frattempo si ammazza. Sembra che la violenza, sebbene certamente sobillata e infiammata da pochi, ormai sia sfuggita anche al loro controllo.

    Conoscere la storia del Kenya del pre e post decolonizzazione e` l'unico modo per capire la crisi, e perche` gente di un gruppo etnico se la prende con quelli di un certo altro gruppo etnico. La situazione e` molto piu` complessa di quel che dicono i nostri giornali che parlano sempre e solo di tribalismo (ma ci sono delle buone analisi su BBC, per esempio: http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/7204987.stm ). I paragoni con il Rwanda che sono stati fatti all'inizio non reggono e sono pericolosi.

    Tra l'altro, non e` vero che tutti hanno votato il loro candidato in base all'etnia: molti hanno votato in base alle idee proposte. Anche se ormai forse molti se ne sono dimenticati e la questione etnica ha preso il sopravvento.

    In fondo in fondo, comunque, il problema fondamentale e` l'accesso alla terra e piu` in generale la mala distribuzione delle risorse, problema che alcuni denunciano - inascoltati - da sempre. Ora ci sono gruppi di persone che si spostano e con se portano problemi: sfollati che ovunque arrivano non saranno benvenuti, di qualunque gruppo etnico essi siano, perche` le risorse sono poche e nessuno le vuole condividere.

    In molti casi, poi, il confine tra violenza per motivi politici e criminalita` comune e` sottilissimo o forse non c'e piu`; anche per questo e ` difficile analizzare e capire le diverse posizioni di questo conflitto.

    Il clima che si respira a Nairobi non e` bello: in ufficio siamo tutti un po` preoccupati soprattutto dopo la notizia di ieri dell'uccisione di un parlamentare del'opposizione. Poi fa un effetto strano starsene tranquillamente seduti sul proprio bel divano, e pensare che a 10 km, dall’altra parte della citta`, la gente si ammazza. E` questa l’assurdita` di questo paese e di questa citta` : ci si puo` dimenticare di essere circondati dalla poverta` piu` estrema, finche` qualcuno non viene a portarci la violenza sotto casa. E` un po come l’immigrazione, che ci porta sotto casa realta` che non vorremmo vedere.

    Ciononostante, il Kenya resta un paese bellissimo, la gente e` gentile, e sorride nonostante tutto. Spero che il paese si riprenda. E spero che gli sforzi di Kofi Annan servano a qualcosa: una soluzione si puo` certamente trovare, sia per il breve che per il lungo termine, basta che chi conta lo voglia veramente.

    E io per adesso non ho nessuna intenzione di andarmene !!!

    Un saluto da una Nairobi sotto un sole splendido.

    Cristina

     
  • At 2:26 AM, Anonymous Anonymous said…

    PS. FORZA OBAMA!
    Cristina

     
  • At 8:58 AM, Blogger Capobelsky said…

    Cara Cri,
    Grazie dell'update, molto utile per capire come stanno andando le cose dalle tue parti. Che dire? Io continuo a credere che il Kenya sia geopoliticamente troppo importante perche' lo si lasci andare alla deriva. E che quindi, in un modo o nell'altro, la situazione presto tornera' alla normalita' (con gli antichi problemi terrieri risepolti sotto la terra once again). Speriamo in bene e nel mezzo stai all'occhio!
    Bacio.
    emanuele

    PS: Piggy, Gender e' il "genere", cioe' il sesso, ma non solo il sesso. E' una roba complicata di cui la Belsky, che fa "gender studies", puo' dirti tutto. Bacibaci. e.

     
  • At 5:45 PM, Anonymous Anonymous said…

    Ho finito di leggere un libro di Chimamanda Ngozi Adichie, Half of a Yellow Sun. E' una scrittice giovane che ambienta un romanzo nel periodo della guerra Nigeria/ Ruanda negli anni '60 e ho pensato al Kenya,anche se Cristina dice che non è la stessa cosa. Mi ricordavo il nome del Ruanda, ma poco di più, a dimostrazione di come era - e forse é anche oggi- lontana l'Africa.
    Ho sentito una conferenza di alcune donne pacifiste che sono state prima di natale nella striscia di Gaza e in Cisgiordania. Uno scenario spaventoso tra Al Fatah e Hamas (?) che si dividono il potere palestinese all'ombra di un muro di 8 metri, che recentemente é stato fatto saltare verso l'Egitto per forzare l'embargo. L'idea dei due stati, uno israeliano e uno palestinese sembra ormai impraticabile, proprio per le divisioni che ci sono all'interno delle due parti. Trovo che é una cosa terribile, una delle tante.
    Una relatrice si chiedeva che cosa avrebbe detto e fatto Primo Levi di fronte a una tragedia come quella israeliana- palestinese.
    In tutto questo, la vita continua e Marco Piovaz si é addottorato stamattina, molto bene.
    la nonna di Torino

     

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