
Da qualche tempo ho deciso di animare il blog con un po' di provocazioni: i post sull'ufficio e sulle vaccinazioni hanno generato un bel movimento e ci hanno dato da pensare. Indi, oggi continuo con un nuovo argomento spinosetto. La corte europea dei diritti dell' uomo ha emesso una sentenza che obbliga l'Italia alla rimozione del crocifisso dalle scuole italiane. Al di la' del fatto personale che nonno Miro fosse uno dei sette giudici, da laico trovo la sentenza giusta e importante. Conoscendo i nostri lettori, immaginiamo opinioni forti e discordanti in merito: ci farebbe piacere sentirle.
28 Comments:
At 4:26 PM,
Anonymous said…
Accolgo la proposta di dibattito di mio cognato:
a me pare una sentenza giusta e mi stupisco quando sento parlare del crocefisso come fatto culturale. Il crocefisso è un simbolo religioso e in quanto tale va rispettato. Rispettato nei luoghi che gli si addicono. Tipo le chiese e non le scuole pubbliche italiane.
ciao,
Irene! e anche Mario!
At 2:51 AM,
Rolando said…
In quanto "uomo di scienza" per me l'equazione e' semplice:
crocifisso = simbolo religioso = sfera privata (1)
scuola = luogo legato all'amministrazione della cosa pubblica (i.e. l'educazione) = sfera pubblica (2)
sfera privata ≠ sfera pubblica (3)
L'equazione (3), combinata con (1) e (2), implica
crocifisso ≠ scuola
che, nella sua semplicita', non richiede altri commenti.
At 4:33 AM,
Anonymous said…
Pienamente d'accordo con la sentenza, che attendevamo per altro da tempo...
Il crocifisso rappresenterebbe per qualcuno la quintessenza dell'italianità e della cultura della nostra Penisola?
Allora noi veniamo da Marte...
Camilla, Guido, Angelica
At 4:56 AM,
Anonymous said…
secondo me non è il caso di parlarne in termini generici, e bisogna dire un'ovvietà un po' pedante: attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza; essere d'accordo con una sentenza, trovarla giusta, credo presupponga averla letta. mi piacerebbe capire (visto che ad occuparsene è la corte europea dei diritti del'uomo), quali siano i diritti umani che si ritiene siano stati violati. non esistono società prive di simboli; bandiere, corone, stemmi, facce di presidenti o re vivi o morti. impressionante ad esempio in turchia (che pure è una democrazia, per quanto sui generis) l'uso che si fa dell'immagine di ataturk. d'accordo, l'esempio non è forse dei più calzanti; potrei aggiungere che in grecia spessissimo nei luoghi pubblici (non religiosi) la bandiera nazionale è abbinata a quella della chiesa ortodossa, un affare giallo vivo adorno di aquile, spade, corone, eccetera. la bandiera inglese di croci ne ha almeno tre tutte assieme, e mi chiedo se la cittadina finlandese che ha proposto il ricorso si sia mai sentita offesa dalla croce azzurra in mezzo alla bandiera del suo paese. insomma, in tutto questo che ci vada di mezzo il crocefisso, che è quanto di più antiideologico e in fondo anzhe "antinazionalistico" ci possa essere, un po' fa specie. ma appunto, credo che si possa parlarne con cognizione di causa solo dopo avere letto la sentenza, e dopo avere capito bene, secondo la corte, quale violazione dei diritti umani dipenda dall'esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche (credo, peraltro, che questa prassi non sia neanche generalizzata, in italia, e che spesso al crocefisso si accompagnino simboli diversi; ma queste sono questioni di fatto che forse la sentenza tratta).
z.
At 5:30 AM,
Anonymous said…
La sentenza si può leggere in francese e in inglese sul sito della Corte: http://www.echr.coe.int/.
Ieri l'ho trovata anche tradotta in italiano sul sito di Repubblica, mi pare.
Irene
At 6:52 AM,
Rolando said…
Le motivazioni della corte (traduco a braccio):
"La presenza del crocifisso, la cui presenza e' impossibile non notare nelle aule scolastiche, puo' facilmente essere interpretata dagli alunni di tutte le eta' come un segno religioso al punto che si sentiranno educati in un ambiente scolastico marcato da una ben precisa religione. Cio' puo' essere incoraggiante per degli alunni religiosi, ma anche perturbare gli alunni di altre religioni o atei, soprattutto se appartengono a una minoranza religiosa. La liberta' di credere in nessuna religione (facente parte della liberta' di religione garantita dalla Convenzione) non si limita a l'assenza di servizi religiosi o di insegnamento religioso: tale liberta' si estende alle pratiche e ai simboli che esprimono una credenza, una religione o l'ateismo. Questa liberta' merita una protezione particolare se e' lo Stato che esprime una una credenza e se la persona e' inserita in una situazione da cui non puo'affrancarsi oppure puo' farlo ma solo con sforzi enormi o accettando dei sacrifici sproporzionati. Lo Stato deve astenersi dall'imporre delle credenze nei luoghi dove le persone sono dipendenti da esso. E' in particolare tenuto alla neutralita' confessionale nel quadro dell'educazione pubblica dove la presenza alle lezioni e' richiesta indipendentemente da ogni considerazione di religione, e che deve cercare di inculcare agli alunni un pensiero critico. Ora, la Corte non vede come l'esposizione, nelle aule delle scuole pubbliche, di un simbolo che e' ragionevole associare al cattolicesimo (religione maggioritaria in Italia) potrebbe servire alla causa del pluralismo educativo che e' essenziale per la conservazione di una societa' "democratica" quale quella che e' concepita dalla Convenzione, pluralismo che e' stato riconosciuto dalla Corte Costituzionale Italiana. L'esposizione obbligatoria di un simbolo confessionale nell'esercizio della funzione pubblica, in particolare nelle aule, riduce quindi il diritto dei genitori a educare i loro figli secondo le proprie convinzioni cosi' come il diritto dei bambini in eta' scolare di credere o non credere. La Corte, in conclusione, decreta, all'unanimita', la violazione dell'articolo 2 del Protocollo 1 assieme all'articolo 9 delle Convenzione".
Ora, al di fuori di ogni ideologia e di ogni sguardo su cio' che accade all'estero (se in molti paesi c'e' la pena di morte cio' non ci porta a concludere che la si potrebbe magari reintrodurre in Italia), la sentenza mi sembra di una logica schiacciante. E lo dico da cattolico (non praticante).
At 7:34 AM,
Anonymous said…
a me sembra invece che la questione del pluralismo educativo non c'entri molto, con quella del crocefisso. nessuno limita minimamente la libertà di insegnamento del più ateo, o del più bigotto, degli insegnanti; libertà che tra l'altro si può manifestare in modo molto più fruttuoso e arricchente proprio nel confronto con simboli di segno diverso, piuttosto che nell'assenza degli stessi. il crocefisso ricorda più o meno dove si sta, in termini storici e culturali, e cioè in italia, paese che ha avuto per secoli la presenza temporale della chiesa su circa un terzo del proprio territorio, che l'ha poi smantellata a suon di cannonate (altro che staccare un crocefisso dal muro), e che alla fine ha ritenuto opportuno di andarci a patti per evidenti esigenze storiche e di pacificazione civile. la laicità in italia per ovvie ragioni storiche non è la stessa cosa che è altrove, ma stranamente il problema della laicità in italia lo si valuta con metri molto diversi rispetto a quelli applicati altrove; sarei molto curioso di sapere, ad esempio, come la corte si pronuncerebbe se un cittadino britannico di fede mussulmana si lamentasse di fronte alla corte europea dei diritti del'uomo per come avviene la cerimonia dell'incoronazione della regina/re d'inghilterra, su cui utili riferimenti qui http://www.statutelaw.gov.uk/content.aspx?activeTextDocId=1518613. mi chiedo se non sia gravemente offesa la libertà religiosa in un paese in cui il capo dell'esecutivo è nominato da un sovrano, che trae la propria legittimità da un giuramento fatto nelle mani di un vescovo. mi rendo conto benissimo che l'esempio può sembrare un po' paradossale, ma quello che mi chiedo in sostanza è se non sarebbe stato auspicabile che la corte intervenisse un po' meno pesantemente in uno spazio che la stessa unione europea tra l'altro rimette alla legislazione sovrana dei singoli stati, proprio perchè si tratta di faccende intimamente legate alla storia ed alla tradizione degli stati stessi. forse ho fatto un po' di confusione, ma magari qualcosa si capisce, eh.
z.
At 8:00 AM,
Capobelsky said…
Piggy? Elisa? Armetto (si sa mai che si attivi su questo tema il giovane!)? Ricky? Silvia? E gli altri lettori cattolici? La vostra opinione mi interessa particolarmente. Grazie.
k.
At 8:04 AM,
Elisa said…
Ok, dopo tanti pareri a favore, vi mando il mio parere "contro" o almeno scettico sulle motivazioni. Non credo che avere un crocifisso nelle aule possa urtare la sensibilità di nessuno (ateo, cristiano non praticante o di altra religione). Non credo che fare lezione a scuola con un crocifisso appeso alla parete limiti la libertà di pensiero, parola o azione di chicchessia, a qualsiasi età. Non credo che averlo avuto sott'occhio a scuola possa influenzare le giovani menti a pensare che sia la sola scelta possibile, sono ben altre le influenze: l'educazione (in parole e fatti) di genitori, amici, inegnanti e società. Siamo pur sempre in Italia, che resta (crocifissi esposti o meno) una nazione cattolica (per scelta, cultura, tradizioni, abitudini, etc). Ma direte che sono di parte: vero, devo avere almeno 3 crocefissi in casa...ma sono di quell'altra parte, che pure in Italia credo molto ben rappresentata, anche se, purtroppo, più silenziosa e timida.
A suivre...
At 8:59 AM,
Anonymous said…
Se davvero, come scrive Elisa, "fare lezione a scuola con un crocifisso appeso alla parete" non limita "la libertà di pensiero, parola o azione di chicchessia, a qualsiasi età". Se davvero "averlo avuto sott'occhio a scuola" non può aver influenzato "le giovani menti a pensare che sia la sola scelta possibile". Se davvero "sono ben altre le influenze: l'educazione (in parole e fatti) di genitori, amici, inegnanti e società"... Allora perché i cattolici si scandalizzano così tanto all'idea di togliere il crocefisso dalle aule rendendo quei muri statali, pubblici, assolutamente neutri?
Fra l'altro, mi risulta che la nostra Costituzione in teoria imporrebbe allo Stato di mantenersi del tutto indifferente rispetto a tutte le religioni. Dico "in teoria" perché è evidente che da quasi 62 anni è in questo costantemente disattesa.
Io non ho religione, la mia famiglia è profondamente laica, e non avendo frequentato come i miei coetanei le lezioni di catechismo, chiedendo l'esonero dalle ore di religione e quant'altro, posso testimoniare che nelle aule scolastiche frequentate per quindici anni, tutte "benedette" dall'alto dall'immancabile statuetta di plastica, sono stata a più riprese oggetto di chiacchiere (nei casi migliori) quando non di autentiche sfide/aggressioni verbali per questa mia "diversità".
Torno quindi a domandare: che problema c'è a tenersi i propri simboli in casa, nel portafogli e nel cuore, invece che su muri pubblici, se davvero sono la famiglia, gli incontri e il percorso di vita di ciascuno a fare di una persona ciò che è veramente?
Camilla
At 9:16 AM,
Anonymous said…
una d'arme,di lingua,di altare,di memoria,di sangue,di cor......
é l'archetipo italico....
sono con Elisa....
nonno Paolo old boy scout
At 9:34 AM,
elisa said…
Grazie nonno Paolo, da una old scout too...ma quello che dice Camilla mi colpisce molto e mi dispiace. Nella mia classe al liceo c'erano diverse persone che per motivi religiosi (testimoni di Geova) o familiari-culturali avevano scelto di non seguire l'ora di religione. Ricordo che li guardavo/guardavamo, con i compagni che invece l'ora di religione la seguivano, con un misto di stupore e curiosità, dato che alcuni avevano scelto autonomamente, seppur appoggiati dalla famiglia. Il nostro don di religione, che è un grande e molto attento alle dinamiche giovanili, aveva proposto un confronto di opinioni in merito. Il confronto si era rivelato interessante e aveva fatto sì che noi guardassimo con rispetto questi nostri compagni, con il rispetto che di deve a chi ha idee diverse dalle nostre. Mi spiace che per Camilla non sia stato così, non credo, però, che questo fosse dovuto alla vituperata statuetta di plastica sulla parete, quanto alla mediocrità dei compagni che la consideravano "diversa" in quanto laica. Poi, non lo dico per consolazione, le assicuro che anche essere cattolici praticanti non è sempre facile. Non è facile cercare di essere coerenti nelle scelte di vita, lavoro, famiglia...capita di essere sbeffeggiati o irrisi.
Un abbraccio a tutti
At 11:21 AM,
Capobelsky said…
Grazie Elisa per aver risposto (attendo altre voci simili alla tua...).
Per nonno Paolo, archetipo, se non sbaglio, si rifa ad arche', "inizio". Altri, per la costituzione europea, hanno parlato di "radici" cristiane. Per me uno dei punti chiave e' li': quanto l'Italia e' ancora simile all'arche' e alle sue radici e/o quanto l'Italia e' o sta diventando un qualcosa di nuovo, diverso, multiculturale, e certamente piu' complesso.
Secondo me, al di la' dei meriti giuridici della sentenza, chi difende il crocefisso e le radici e' legata/o all'archetipo dell'Italia di una sola lingua, di un solo altare e di una sola memoria. Chi plaude alla sentenza e' legata/o al futuro di un'Italia che dall'arche' si allontana sempre piu'.
Quello che e' certo e' che siamo un popolo dall'identita' in discussione (e forse transizione). E la discussione, se civile, e' importante per capirsi e avvicinarsi. Lo dimostra, spero, questo post.
PS: Piggy??!!??
At 11:47 AM,
Fabrizio said…
Da non cattolico e primo del liceo Piazzi ad ever saltato l'ora di religione (mandando nel panico la preside, costretta ad inventarsi qualcosa da farmi fare), a me spiace vedere il crocifisso sradicato dal muro. E' parte della mia tradizione. Come la taragna a Natale. Il rischio di sradicare e' che poi si sradica tutto: il presepe, la Pasqua e tante altre belle cose che sono parte delle nostre radici. E lo dico da sradicato in un paese in cui non si puo' piu' dire Merry Christmas, perche' altrimenti la gente si offende. L'idea di tornare a Sondrio e dover dire Buone Feste invece di Buon Natale mi mette tristezza. Ma fra qualche anno capitera'.
Confidando che la taragna non venga mai scambiata per un simbolo religioso :-)
fabri
At 1:08 PM,
Anonymous said…
*chi difende il crocefisso e le radici e' legata/o all'archetipo dell'Italia di una sola lingua, di un solo altare e di una sola memoria*.
ecco, questo mi sembra proprio sbagliato. credo, kapo, che stai mettendo in bocca ad alcuni commentatori cose che questi non hanno detto. ci sono mille ragioni per cui difendere i simboli, incluse quelle patriottiche ma il crocefisso è un simbolo assolutamente sovranazionale, a-nazionale, universale. il fatto che la storia dell'italia si sia impastata con quella della chiesa cattolica non rende affatto il crocefisso un "simbolo nazionale", casomai rende la questione della laicità in italia una questione da trattare in modo un filo diverso rispetto a quella degli altri paesi europei.
z.
At 1:12 PM,
Anonymous said…
PS al commentatore che mi ha preceduto, vorrei dire che se ci sono cose che ci mettono tristezza, rassegnarvisi ("fra qualche anno capiterà") è una politica da evitare ;). a tutela di noi stessi, eh, essenzialmente. mica per fare le crociate.
z.
At 1:12 PM,
Maria Luisa said…
Piggy, Piggy, perché mi chiami in causa? Credo di essere persona estremamente tollerante, cerco di valutare le opinioni di tutti, non ce l'ho certo con la Corte Europea nè con nonno Miro.
Una sentenza dalla logica schiacciante... in fondo Dio chi l'ha visto?
A me sembra che i veri sbeffeggiati, cara Camilla, oggi siano proprio i cattolici. E' difficilissimo per noi professare pubblicamente la nostra fede. Se dico apertamente al maestro di tennis, faccio un esempio, che domenica mattina non gli porto i bambini a giocare perché preferisco che vadano a messa, vengo presa per bigotta, fanatica o, se va bene, poveretta.
E potrei andare avanti con questo ragionamento per molte e molte righe.
A essere un po' cattiva, potrei chiedere a tutti i cosiddetti laici, che hanno scritto su questo blog, di andare a lavorare il 25 dicembre, per favore. In fondo tra poco qualche giudice abolirà le festività natalizie perché offensive del credo e della libertà religiosa del popolo.
Ma non sono cattiva e vi auguro un bellissimo e sereno Natale.
Sono solo un po' triste, perché io ci credo davvero e in ogni caso mi sembra che la nostra spettacolare nuova società multiculturale, multipensiero e very free sia davvero povera di valori e molto decadente. Forse anche la Chiesa cattolica lo è, ma vi assicuro che all'interno di essa vi sono molte persone "normali" che, ne sono convinta, col loro lavoro silenzioso ancora costituiscono i pilastri su cui si fonda l'Italia che amiamo.
Piggy
P.S. Zoppo, sei sempre il mio mito!
At 1:27 PM,
Anonymous said…
PPS la discussione è molto bella, comunque, e vorrei aggiungere ancora una cosa, poi me ne vado. se si dice che la laicità è una questione da declinare diversamente a seconda dei paesi in cui la si cala, lo si dice non perchè esista una "eccezione italiana" rispetto al resto del mondo, ma perchè proprio ciascun paese vive il rapporto stato-chiesa in modo diverso. prendere la germania ad esempio. la germania storicamente è divisa quasi in due, metà protestanti metà cattolici. ora è chiaro che in una situazione del genere uno stato laico forte è un'esigenza prima di tutto di stabilità della nazione; un'esigenza che si è imposta innanzitutto per evitare il rischio di guerre civili che in germania avrebbero potuto esser tali da spaccare letteralmente in due il paese. in francia, la tradizione rivoluzionaria; in GB, una storia di chiesa nazionale anglicana, e poi la storia dell'impero hanno imposto un concetto di laicità che se si vuole è veramente singolare. uno stato laicissimo e così tollerante da sminuzzare le diverse comunità religiose in microisole a sè stanti (ammetto che qui vado un po' a braccio, eh) come la GB si trova poi col paradosso che il capo dello stato è anche capo della chiesa anglicana. insomma. forse la cosa che mi piace di meno di questa sentenza è la pretesa di applicare un concetto di "laicità standard" a tutti i paesi firmatari della convenzione europea sui diritti dell'uomo. ma forse sono io a sbagliarmi, eh.
(grazie a Piggy, ricambio)
z.
At 2:12 PM,
LaBelsky said…
A me sembra che proprio il fatto che il crocifisso sia un simbolo religioso comporti che non possa stare nella classi della scuola pubblica. Cosa sia l'identita' e' una cosa complessa e ogni semplificazione e' dannosa. Dire che il crocifisso e' un elemento culturale del paese sminuisce la sua importanza: il crocifisso diventa come la polenta taragna e gli agnolotti. Proprio perche' riconosco l'importanza di questo simbolo ritengo che debba essere custodito con cura da chi crede e non esposto sulla testa di tutti in luoghi pubblici. Infine l'italia sara' anche un paese a maggioranza cattolica ma non e' uno stato confessionale (grazie a Dio, aggiungerei...).
At 2:14 PM,
Anonymous said…
Io naturalmente sto con lo zoppo (che ammiro profondamente) e con Elisa.
Attualmente il mio rapporto con la Chiesa di Roma e' pieno di contrasti, non posso proprio definirmi una cattolica allineata.
Nonostante cio', in questo dibattito sento molto astio e fastidio e non capisco che razza di turbamenti un crocifisso possa procurare (per non parlare di violazione dei diritti umani).
Mia figlia per anni ha cantato le canzoni di Hanukkah e non ha subito traumi ne' noi ci siamo infastiditi, anzi. E' vero pero' che questo multiculturalismo di gran moda sta un po' andando a
scapito della coltivazione di una propria identita'. Io credo che senza radici e sanza una chiara identita,'il confronto col diverso sia difficile e confonda.
Le nostre radici, che vi piaccia o no, storicamente sono cattoliche e se vogliamo affacciarci serenamente al mondo dobbiamo farci i conti. Per questo ora nostra figlia va ad una scuola cattolica, perche' non voglio che rinunci a parte della sua storia e perche' possa capire l'Italia ogni volta che ci va .
Termino dicendo che forse chi tanto si scaglia con fastidio contro il crocifisso e' in crisi di identita' e cerca di farsene una "contro" in mancanza di meglio. Inoltre penso gli immigrati che cercano in modo genuino di costruirsi una nuova vita in Italia dovrebbero essere i primi a voler conoscere (non necessariamente seguire) la cultura e le tradizioni (spesso legate al cattolicesimo) del nostro paese.
Manda foto dal Napal che mi incuriosisce tantissimo!
zia Angela
At 4:45 AM,
roberta said…
Io non sono battezzata, non ho frequentato le ore di religione nei vari gradi di scuola e sono stata discriminata e bistrattata per lungo tempo dai miei compagni per questo, perchè ero fuori dalla "normalità". Non so se il fatto che ci fosse il crocefisso appeso al muro abbia contribuito a far si che io fossi considerata un'anomalia, un che di diverso, rispetto agli altri. Probabilmente era più un fatto culturale, i bambini di oggi che non frequentano l'ora di religione mi paiono guardati dai loro compagni meno da "marziani", oggi è culturalmente più accettata una non cattolicità, perchè molte di più sono le persone che si professano laiche o non credenti o che appartengono ad altre religioni.
Quanto alla presenza del crocifisso nelle aule scolastiche, a me, che non professo alcuna religione, non disturba, anche se, in linea di principio, mi chiedo perchè, visto che siamo in uno stato aconfessionale, debba essere appeso ai muri di strutture statali un crocifisso, simbolo religioso. Peraltro, come già detto da qualcuno sopra, mi pare riduttivo affermare che il crocefisso deve rimanere perchè fa parte della tradizione storico-culturale italiana (cosa certamente vera), dare al crocifisso lo stesso valore della foto del presidente della repubblica mi pare voler snaturare il significato profondo che quel simbolo esprime per chi crede.
Il vero problema è che si attribuisce all'eliminazione del crocefisso dalle scuole un significato che non dovrebbe avere. Come se fosse una sconfitta della religione cattolica nella sua essenza, ma così non è. Semplicemente si prende atto che, mentre fino a venti anni fa l'Italia era una nazione con una uniformità religiosa particolarmente marcata, oggi, invece, sono molte le persone non cattoliche che, perchè appartenenti ad altre religioni o perchè non credenti, possono essere disturbate da quel simbolo, e quindi si decide di toglierlo dai muri delle aule scolastiche, ma questo non implica un giudizio di valore sulla religione cattolica.
Il rischio è che si trasformi la discussione sull'eliminazione del simbolo religioso dalle aule nella diatriba (del tutto insensata, secondo me) su chi ha ragione e chi ha torto, con arroccamenti di qua e di là.... il natale è mio, la pasqua è tua e ferragosto è di quelli là.... :)
Ora mi fermo, chiedo scusa per la lunghezza del post e ringrazio Emanuele e Laura per condividere con tutti le loro idee e la loro vita. Ciao Roberta
At 6:03 AM,
Rolando said…
Per completare tutte queste riflessioni su simboli e festivita'/tradizioni religiose vorrei portare come esempio il caso della Svizzera, paese dove vivo da 10 anni e che inizio ora (faticosamente) a capire. Un paese per definizione multiculturale e molto meno razzista di quel che si pensa al di là dei confini della Confederazione. Ebbene in Svizzera non ci sono simboli religiosi nei luoghi pubblici ma questo non impedisce a ogni Cantone di avere le sue festivita' secondo la religione professata dalla maggioranza della popolazione. Ad esempio vivendo io nel Cantone di Vaud, protestante, il 15 agosto lavoro mentre a 20 km nel Cantone di Friburgo fanno festa. Io (cattolico) ho invece vacanza in concomitanza con alcune vecchie festivita' protestanti. E tutto questo e' vissuto con assoluta tranquillita', da tutti. Questo per dire anche che l'assenza o la rimozione di simboli non impedisce di coltivare le tradizioni piu' radicate (e vi garantisco che i cattolici svizzeri, soprattutto Friburghesi nulla hanno da invidiare ai piu' ferventi credenti praticanti del Belpaese) ... faccio anche notare che in Svizzera, all'atto dell'iscrizione nelle liste comunali, si deve dichiarare la propria confessione religiosa. Ma tutto e' vissuto con equilibrio e rispetto del privato, forse meno passionale, ma piu' razionale e la conseguenza e' che nessuno si sente prevaricato. E questo porta ad esempio a votare (tra pochi giorni) con referendum federale sull'opportunita' o meno di concedere ai musulmani il diritto a erigere dei minareti nei loro luoghi di culto. Assicuro che la discussione non e' blanda, che dei manifesti razzisti sono apparsi in molti cantoni, ma se ne discute e il popolo si pronuncera' sulla questione senza tanti strilli. Se solo si potesse esportare questa dinamica, che non puo' essere che benefica per la crescita di una societa' che si dice democratica ...
Per come la vedo io, la rimozione dei crocifissi non rendera' l'Italia meno cattolica, ma giusto un po' meno legata al passato (detto in senso negativo, come stagnazione), meno viscerale e forse un po' piu' matura.
E infine una riflessione di un credente non praticante ... quando frequentavo catechismo, le suore mi insegnarono che la Croce e' un simbolo di Fede, per quello che rappresenta e per come deve essere percepita da un Cristiano. Il fatto che sia ridotta a semplice "tradizione" o "simbolo culturale" svuotato di ogni contenuto di Fede mi appare come una contraddizione in termini. E che sia la Chiesa a alzare la voce su questo punto mi rende ancora piu' confuso ... La Croce e' un simbolo di Fede o giusto una traduzione o un elemento culturale? Nel primo caso, l'approccio laico della sentenza EU, non mi sembra cosi' illogico. Nel secondo caso, non dovrebbero i cattolici e la Chiese preoccuparsi per uno svilimento/svuotamento di contenuti del simbolo della Cristianita'?
Scusate la lunghezza e la provocazione ma vorrei veramente capire dove e' il nocciolo del problema.
At 6:23 AM,
Anonymous said…
Cara Piggy,
affermare che oggi in Italia i veri sbeffeggiati siano proprio i cattolici mi sembra un po' fortino... Se pensiamo che nel PD - la "sinistra", presunto baluardo della laicità - ci sta pure la Binetti...
Credo che fra i commentatori di questo post abbia colto nel segno, invece, Roberta, scrivendo con grande semplicità che "il vero problema è che si attribuisce all'eliminazione del crocefisso dalle scuole un significato che non dovrebbe avere. Come se fosse una sconfitta della religione cattolica nella sua essenza".
E' questo il punto!
Io poi, credo proprio di non poter essere accusata di essere particolarmente intollerante, come tutta la mia famiglia, del resto, che mi ha insegnato il valore profondissimo del rispetto dell'altro, dei suoi spazi, dei suoi bisogni esistenziali. Un esempio? Mio cognato è un cattolico praticante (di quelli che la domenica - se non sono malati - a messa ci vanno con grande gioia). Mia sorella - sua moglie - è atea. Ebbene: si sono sposati in Chiesa, con un rito che il Vaticano (sembra incredibile, ma è la verità) si è inventato apposta proprio per consentire l'unione fra cattolici ferventi e agnostici che desiderino venirsi in contro.
Noi tutti eravamo nei primi banchi della chiesa a testimoniare la loro unione: non ci siamo fatti il segno della croce, ma mio cognato ha comunque potuto vivere appieno quel momento secondo coscienza.
Se Ale, questo mio "fratello acquisito", non si sente meno cattolico perché sua moglie non ha la stessa fede, credi forse che i tuoi figli - che giustamente educhi secondo i tuoi più sentiti principi - potrebbero sentirsi meno cattolici senza quel simbolo appeso in classe?
Quanto poi alla questione del Natale... Credi forse che se una persona non segue una particolare confessione non apprezzi l'esistenza di momenti speciali da trascorrere con chi ama? Per me e la mia famiglia il 25 dicembre è un appuntamento importante: è la nostra festa, l'occasione per fermarci un istante e abbracciarci, sentirci vicini. Le tradizioni si evolvono, la cultura di un popolo si costruisce a strati, a sedimenti: per noi quella data è solo simbolica. Come del resto lo è per i cattolici, vista che fu scelta - nei tempi antichi - perché coincidente con l'ancor più antica, pagananissima celebrazione del solstizio invernale (non mi risulta infatti che i vangeli riportino la data di nascità di Gesù).
Un bacio a tutti,
la pagana Camilla
At 10:20 AM,
Capobelsky said…
Il dibattito resta aperto. Nel mezzo un benvenuto a Roberta, che oltre a scrivere cose a parer mio molto sensate, pare, dal suo blog, essere pure una ottima cuoca.
At 12:54 PM,
Anonymous said…
Lele, esaurito l'argomento, provocazione per provocazione, perche' adesso non proviamo a discutere se e' uguale andare con un trans o con una escort?
At 3:23 PM,
LaBelsky said…
Per l'anonimo di sopra sinceramente non vedo la provocazione. Baci baci LaBelsky
At 3:50 AM,
Maria Luisa said…
Sul Corriere della Sera di oggi un bell'editoriale di Claudio Magris, nel quale è riassunta l'opinione che ho anch'io, compreso il Babbo Natale nel finale.
CiaoCiao
Piggy
http://www.corriere.it/editoriali/09_novembre_07/Il-crocifisso-simbolo-di-sofferenza-che-non-puo-offendere-nessuno-claudio-magris_bbaa4b9e-cb6d-11de-8d35-00144f02aabc.shtml
At 9:21 AM,
monicabionda said…
sono rimasta 'mostruosamente' indietro. E allora cerco di fare una sintesi
Io sono della categoria del nonno Paolo, di Piggy e di Elisa (anche se non sono una old scout... lo era il mio parroco, vale ugualmente?). Direi che loro hanno già espresso bene anche il mio pensiero... non sto a ripetere! (piggy, vado anche a leggere Claudio Magris, grazie della segnalazione)
E adesso provo a recuperare le letture dal Nepal alle foto washingtoniane
Baci e abbracci
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