Capobelsky

Questo blog e'la nostra casa virtuale. Ci troverete tanto disordine, magari qualche oggetto prezioso, e sicuramente vita, storie e foto di noi. Benvenuti. Emanuele, Laura e Alice

Thursday, October 19, 2006

MAMME (e BABBI) D'AMERICA

La piccola sta un po' meglio ma per la Belsky l'è duretta.
Il tylenol (acetaminofene, venduto senza ricetta, ndr.) fa il suo lavoro, ma certo la Spopi non è al massimo. Piangiucchia, tiene le gambe rannicchiate nel bagnetto, ed è tornata a farsi tenere in braccio, come se avesse bisogno del calore di quando era piccola e non ancora indipendente (!).
Per la Belsky, si diceva, è duretta, ma la mamma è anche molto serena, costante e dolce. Il Capo la abbandona alle 8 di mattina e alle 6 di sera lei è ancora lì che sorride alla bimba e cerca di farla star bene.
Il Capo, uomo fortunato, entra in gioco alla mattina, alla sera e di notte, anche se di solito c'è poco da fare.
Insieme impariamo il mestiere, imbroccandone un po' e sbagliandone qualcuna. Di certo apprezzando fino in fondo questo nuovo lavoro, senza dubbio il più emozionante di sempre.
PS, domanda per l'Angela che con il commento sul post di ieri si e' guadagnata il regalo etnico natalizio piu' bello (ancora da comprare se mai ripartirò in missione): ma in America esistono i pediatri che vengono a casa se hai bisogno?
 Posted by Picasa

3 Comments:

  • At 3:46 AM, Anonymous said…

    All'inizio di una giornata di lavoro apprezzo tanto il testo e le fotografie della Spopi malatina, che mi fanno sentire di essere lì. Mi piace sapere che posso (anche da lontano) aver potere di tranquillizzare mia figlia (io, l'ansiosa!) e ho riso dello spelling "creativo" di Faranight, molto più logico di Fahrenheit. Seondo me dovreste brevettarlo.
    Baci e coccole
    la mamma

     
  • At 9:10 AM, Capobelsky said…

    Si, si...chissa' come avrebbe reagito la Prof Prat se a scriverlo fosse stato il povero Mapiz...

    ;-))

     
  • At 5:14 PM, Anonymous said…

    Per Emanuele l'Africano, in particolare, ma anche per Laura che ha lavorato per l'ufficio dei rifugiati dell'ONU.Ho visto un documentario molto bello dal titolo " The lost boys of Sudan". Racconta la storia di orfani del conflitto in Sud Sudan, che da un campo-profughi in Kenya vengono mandati negli Stati Uniti (in Texas!!!) per lavorare e studiare, accuditi appunto da funzionari dell'ONU. Il documentario è commovente e interessante per come fa vedere le reazioni dei ragazzi di fronte alle diversità e il misto di senso di successo e di solitudine e nostalgia. E' particolarmente felice la resa degli atteggiamenti di chi li accoglie, funzionari, anche neri come loro, e americani, incoraggianti e gentili ma che appaiono come se svolgessero una routine. Comincio a capire che l'Africa ha tanti paesi e tante storie e che sono/siamo terribilmente ignoranti di loro.
    mamma

     

Post a Comment

<< Home