Saturday, April 30, 2005
Friday, April 29, 2005
Wednesday, April 27, 2005
EGITTO
Cara famiglia, cari amici,
Habemus una certezza! Dal primo di giugno saro' al Cairo per un periodo di tre mesi (fino a fine agosto). Lavorero' con il WHO sui loro country cooperation strategies ma soprattutto staro' in quella seconda patria che per me e' l'Egitto.
La Belsky mi raggiungera' probabilmente intorno a luglio per preparare i suoi esami per il master. Per tutti gli altri conto di avere una casa dove accogliere ospiti o a giugno o ad agosto. Mi si dira' che in estate il Cairo e' calduccio pero' in Egitto ci sono il Nilo, la diga di Asswan e soprattutto il Mar Rosso (per non parlare dell'aria condizionata nel Museo Egizio!). Per il caldo da morire ci sono infine le tombe della Valle dei Re e delle Regine: belle da togliere il fiato...
Io da oggi accetto prenotazioni per periodi piu' o meno lunghi. Chi primo arriva meglio alloggia, ma non metto limiti alla provvidenza perche' le case del Cairo di solito sono regge e possono accomodare parecchie persone.
Chi puo' venire e non viene e' una bestia.
Baci.
emanuelelekapo
Tuesday, April 26, 2005
THE INCREDIBLES!
Ieri sera ci siamo visti gli incredibles grazie a Mario che ci ha cortesemente prestato il DVD.
Sono 5: un babbo un filo extra-large che fa l'assicuratore (come fosse il ragioniere), una mamma superestensibile che arriva ovunque, una figlia bella e brava in fase (pre)adolescenziale, un ragazzino furbetto più veloce della luce e un pupetto neonato che fa fuoco e fiamme. Fanno schiantare, quasi come l'originale (manca ancora il pupetto ma è questione di settimane) in quel di Pavia...INCREDIBLES!!!
Sono 5: un babbo un filo extra-large che fa l'assicuratore (come fosse il ragioniere), una mamma superestensibile che arriva ovunque, una figlia bella e brava in fase (pre)adolescenziale, un ragazzino furbetto più veloce della luce e un pupetto neonato che fa fuoco e fiamme. Fanno schiantare, quasi come l'originale (manca ancora il pupetto ma è questione di settimane) in quel di Pavia...INCREDIBLES!!!
Monday, April 25, 2005
MA DOVE SI VA?
Allora, la certezza attuale è di essere a:
Pero' non si sa bene dove saremo il mese prossimo. Forse al:
O forse in:
Laura con ogni probabilità sarà o su per le montagne o in campagna nella sua cuccia, ma comunque da qualche parte qua:
L'incertezza regna sovrana. Lontano lontanissimo (3 mesi o giù di lì) è ancora più buio. Forse
oppure ancora:
Che gran casotto.
Saturday, April 23, 2005
RIENTRO
Dopo quasi un mese di lontananza domani torniamo a Londra. La vacanza-lavoro d’Ivrea si chiude con un cielo ancora una volta ricoperto di nuvoloni grigi e prati verdi per la tanta acqua caduta. L’aria di casa e mille ricostituenti vari hanno rimesso in sesto la Belsky che, come Donatella Versace, dall’actimel ai multivitaminici li ha provati ormai tutti. Il Capo invece si è tirato su a torte novecento e più che a Versace ormai assomiglia a Ferrè. A Londra si riparte con lo sport, perchè altrimenti è un disastro.
Chiudiamo il periodo eporediese con una foto di Laura dal balcone di casa e una frase rubata spiluccando fra la raccolta di testi teatrali di Lella Costa. Scriveva Scott Fitzgerald che “si dovrebbe poter comprendere che le cose sono senza speranza e tuttavia essere decisi a cambiarle.” Speranza e cambiamento ben si addicono a questo mese di aprile che già scappa via.
Chiudiamo il periodo eporediese con una foto di Laura dal balcone di casa e una frase rubata spiluccando fra la raccolta di testi teatrali di Lella Costa. Scriveva Scott Fitzgerald che “si dovrebbe poter comprendere che le cose sono senza speranza e tuttavia essere decisi a cambiarle.” Speranza e cambiamento ben si addicono a questo mese di aprile che già scappa via.
Thursday, April 21, 2005
FORZA JUVE E FORZA ITALIA
Ieri è stata una giornata campale. Da un lato è crollata la Juve contro l’Inter dopo già una bella batosta con il Liverpool; dall’altro è crollato il Luska dopo 1410 giorni di governo e una bella sberla elettorale. Ad ognuno la sua Cruz, verrebbe da dire.
In ogni caso noi c’eravamo: col naso nella televisione mentre il Silvio al Senato annunciava le dimissioni e sui seggiolini blu a un passo dalla curva con i Drughi.
La partita al Delle Alpi è stata bella, con emozioni e telefonate coperte dai boati. Elena, alla sua prima partita, è come impazzita. Anna e Matteo, pacifici, se la sono goduta senza troppi patemi. Dopo il novantesimo è calato il silenzio nelle case Capobianco, mentre da San Siro, la fedele testimone Deboracca chiamava tutta cinguettante. Il Pelizzatti Perego, depresso, attendeva la moglie trasformata in jena da tanto amore filiale per l’Inter. A casa invece aspettava Micia, che con abbondanti dose di Ratafià al ciliegio ha innaffiato le due sconfitte e chi si è visto si è visto.
Con due squadre probabilmente rinnovate, la Juve e il Luska ripartiranno fra poco, forse già da domenica. Il dubbio, per entrambi, è uno: basterà questa battaglia persa a fermarli dal centrare il loro obiettivo?
In ogni caso noi c’eravamo: col naso nella televisione mentre il Silvio al Senato annunciava le dimissioni e sui seggiolini blu a un passo dalla curva con i Drughi.
La partita al Delle Alpi è stata bella, con emozioni e telefonate coperte dai boati. Elena, alla sua prima partita, è come impazzita. Anna e Matteo, pacifici, se la sono goduta senza troppi patemi. Dopo il novantesimo è calato il silenzio nelle case Capobianco, mentre da San Siro, la fedele testimone Deboracca chiamava tutta cinguettante. Il Pelizzatti Perego, depresso, attendeva la moglie trasformata in jena da tanto amore filiale per l’Inter. A casa invece aspettava Micia, che con abbondanti dose di Ratafià al ciliegio ha innaffiato le due sconfitte e chi si è visto si è visto.
Con due squadre probabilmente rinnovate, la Juve e il Luska ripartiranno fra poco, forse già da domenica. Il dubbio, per entrambi, è uno: basterà questa battaglia persa a fermarli dal centrare il loro obiettivo?
Wednesday, April 20, 2005
FUMATA
"Io distinguo tra laicismo e laicità, e se è così, per me è molto importante superare un malinteso concetto individualistico della libertà. C’è un concetto di libertà per il quale esiste solo, come portatore della libertà, il soggetto, l’individuo. E’ il vecchio sogno di essere come un dio. Ma da due punti di vista è assolutamente sbagliato. E’ sbagliato dal punto di vista antropologico, perché l’uomo e’ un essere finito, è un essere creato per convivere con altri e quindi la sua libertà necessariamente deve essere una libertà condivisa, che insieme garantisca per tutti la libertà e quindi supponga anche la rinuncia all’assolutizzazione dell’io, che è contro la verità e la realtà empirica. Reimparare che la libertà è ben definita antropologicamente e sociologicamente soltanto se interpretata come libertà condivisa, è una cosa che implica il diritto comune, l’autorità.
C’è il grande errore di considerare l’autorità in contrasto con la libertà. In realtà, un’autorità ben definita è la condizione della libertà, non in contrasto con essa. Siamo sulla strada delle migliori tradizioni cristiane, che sempre suppongono che l’uomo è creato per la libertà, una libertà umana, che è libertà condivisa."
C’è il grande errore di considerare l’autorità in contrasto con la libertà. In realtà, un’autorità ben definita è la condizione della libertà, non in contrasto con essa. Siamo sulla strada delle migliori tradizioni cristiane, che sempre suppongono che l’uomo è creato per la libertà, una libertà umana, che è libertà condivisa."
Card. Joseph Ratzinger (Ottobre 2004)
Tuesday, April 19, 2005
Monday, April 18, 2005
I CAPOBIANCHI
Ieri, domenica, i Capobianchi pavesi sono giunti in terra d’Ivrea a bordo del potentissimo nuovo mezzo. Di numero facevano 4, ma di certo erano quasi 5 o forse 6 se si considera pure la Dori. Il camion comunque tiene 7, indi c’è ancora posto.
La Piggy era stupenda ed energetica nei suoi 9 mesi di gravidanza: sfido mamme future a superarla in forza e tranquillità. I miei due nipoti sono scomparsi nei prati e in mezzo a giochi di qualche decade fa mentre la quasi-terza probabilmente se la spassava anche lei nel posto più bello del mondo (fors’anche più di Ivrea!). Mio fratello, dopo un lauto pranzo, si è ritirato a dormicchiare sotto il controllo del nonno Paolo che da lungi messaggiava sulle prodezze di Ibrahimovic. Micia, che di calcio non vuol nemmeno sentir parlare, di sotto discuteva di cose più alte con il sindaco Grjguela, la moglie e due altri vicini di casa. Sembrava quasi un’altra festa pre-matrimonio, con tanto di Barolo regalo degli Oddone, Veuve Cliquot del papà della Belsky e Torta Novecento, ovviamente targata Balla.
La Piggy era stupenda ed energetica nei suoi 9 mesi di gravidanza: sfido mamme future a superarla in forza e tranquillità. I miei due nipoti sono scomparsi nei prati e in mezzo a giochi di qualche decade fa mentre la quasi-terza probabilmente se la spassava anche lei nel posto più bello del mondo (fors’anche più di Ivrea!). Mio fratello, dopo un lauto pranzo, si è ritirato a dormicchiare sotto il controllo del nonno Paolo che da lungi messaggiava sulle prodezze di Ibrahimovic. Micia, che di calcio non vuol nemmeno sentir parlare, di sotto discuteva di cose più alte con il sindaco Grjguela, la moglie e due altri vicini di casa. Sembrava quasi un’altra festa pre-matrimonio, con tanto di Barolo regalo degli Oddone, Veuve Cliquot del papà della Belsky e Torta Novecento, ovviamente targata Balla.
Saturday, April 16, 2005
UN SABATO DI CAMPAGNA
A Ivrea oggi il cielo è grigio e le nuvole sono basse; il vento tira fischiando lungo le mura della casa e la pioggia scende sbieca e abbondante lasciando gocce sui vetri a est.
Nella stanza matrimoniale la Belsky gongola del torpore di questa giornata. Il suo paper migratorio si allunga sull’onda di un entusiasmo contenuto ma certo.
Nella stanza del nonno, nonostante l’ispirazione che dovrebbe provenire dai mille libri attorno, la malaria strategy invece ristagna: senza sole, la fotosintesi del Capo s’arresta.
Più sotto, armata di penna rossa sul tavolo da pranzo, Micia corregge gli scritti delle sue allieve dalle belle e tonde grafie.
Da ultimo, morbida e flessuosa come un gatto, Irene arriva da Torino, mangia un boccone di pasta, scappa nella stanza delle bambine per un pisolo, parla al cellulare con qualche amico, pulisce spinaci con le altre fanciulle di casa, poi si rificca nella sua macchina blu e tutto d’un tratto non la si vede più.
Nella stanza matrimoniale la Belsky gongola del torpore di questa giornata. Il suo paper migratorio si allunga sull’onda di un entusiasmo contenuto ma certo.
Nella stanza del nonno, nonostante l’ispirazione che dovrebbe provenire dai mille libri attorno, la malaria strategy invece ristagna: senza sole, la fotosintesi del Capo s’arresta.
Più sotto, armata di penna rossa sul tavolo da pranzo, Micia corregge gli scritti delle sue allieve dalle belle e tonde grafie.
Da ultimo, morbida e flessuosa come un gatto, Irene arriva da Torino, mangia un boccone di pasta, scappa nella stanza delle bambine per un pisolo, parla al cellulare con qualche amico, pulisce spinaci con le altre fanciulle di casa, poi si rificca nella sua macchina blu e tutto d’un tratto non la si vede più.
Thursday, April 14, 2005
I CANI DI IVREA
A Ivrea c’è molta storia. C’è quella con la S maiuscola dei libri del nonno della Belsky, c’e’ quella di famiglia che passa nei quadri degli avi fino alle fotografie più recenti, e c’è anche una fetta di storia nostra cominciata il settembre scorso. Oggi però parleremo di storia canina.
La Belsky ricorda che i cani della casa di Ivrea sono sempre stati noti per vite avventurose e piuttosto sfigate. Da che gironzoliamo insieme nella casa di Ivrea (e sono ormai 6 o 7 anni) di cani qua ce ne sono tre.
Il più vecchio è Argo, il cane più puzzolente della storia. Ha 18 anni, è completamente sordo ed è artritico quasi più del mitico Pluto Benessia. L’altro giorno qualcuno gli ha mollato un calcio in pancia fratturandogli quattro coste. Facendogli le radiografie gli han trovato più di 30 pallini di piombo di vecchia data. Sembrava stesse tirando le cuoia ma oggi si è tirato su e c’è da essere ottimisti. Speriamo tutti che recuperi le forze per azzannare con slancio il meschino che lo ha ferito.
Il fedele compagno di Argo si chiama Biondo ed è giovane e simpatico. Come dice il nome non originale, è fulvo (o biondo, se non si va per il sottile). Lui è stato tirato sotto da una macchina un paio di anni fa. Anche lui sembrava spacciato e invece lo stesso veterinario di Argo è riuscito a rimetterlo in sesto. Adesso corre tutto storto con il posteriore spostato di 30 gradi rispetto al tronco. La coda è ridotta a un filo e siccome gli hanno dovuto creare una fistola, è incontinente e lascia tutto e di più dovunque vada. Ha di gramo che è pure affettuoso...
L’ultimo si chiama Lilli ed è un cagnetto sale e pepe decisamente bruttarello. Deve essere stata bastonata da piccola perché ha paura di tutti e abbaia sempre come un’indemoniata. Chi varcherà la soglia della casa per venirci a trovare la riconoscerà immediatamente.
Questi sono i nostri unici compagni nell’isolamento eporediese. Alla mattina si beccano un Turco a testa e alla sera vengono a salutarci quando chiudiamo il portone. Oltre a loro nessun altro se non la mitica Palmira che parla sempre come se anche lei avesse il fidanzato lontano. Domani sera però arriva la Micia e domenica aspettiamo ospiti pavesi. La casa si anima e Lilli avrà molto da fare.
La Belsky ricorda che i cani della casa di Ivrea sono sempre stati noti per vite avventurose e piuttosto sfigate. Da che gironzoliamo insieme nella casa di Ivrea (e sono ormai 6 o 7 anni) di cani qua ce ne sono tre.
Il più vecchio è Argo, il cane più puzzolente della storia. Ha 18 anni, è completamente sordo ed è artritico quasi più del mitico Pluto Benessia. L’altro giorno qualcuno gli ha mollato un calcio in pancia fratturandogli quattro coste. Facendogli le radiografie gli han trovato più di 30 pallini di piombo di vecchia data. Sembrava stesse tirando le cuoia ma oggi si è tirato su e c’è da essere ottimisti. Speriamo tutti che recuperi le forze per azzannare con slancio il meschino che lo ha ferito.
Il fedele compagno di Argo si chiama Biondo ed è giovane e simpatico. Come dice il nome non originale, è fulvo (o biondo, se non si va per il sottile). Lui è stato tirato sotto da una macchina un paio di anni fa. Anche lui sembrava spacciato e invece lo stesso veterinario di Argo è riuscito a rimetterlo in sesto. Adesso corre tutto storto con il posteriore spostato di 30 gradi rispetto al tronco. La coda è ridotta a un filo e siccome gli hanno dovuto creare una fistola, è incontinente e lascia tutto e di più dovunque vada. Ha di gramo che è pure affettuoso...
L’ultimo si chiama Lilli ed è un cagnetto sale e pepe decisamente bruttarello. Deve essere stata bastonata da piccola perché ha paura di tutti e abbaia sempre come un’indemoniata. Chi varcherà la soglia della casa per venirci a trovare la riconoscerà immediatamente.
Questi sono i nostri unici compagni nell’isolamento eporediese. Alla mattina si beccano un Turco a testa e alla sera vengono a salutarci quando chiudiamo il portone. Oltre a loro nessun altro se non la mitica Palmira che parla sempre come se anche lei avesse il fidanzato lontano. Domani sera però arriva la Micia e domenica aspettiamo ospiti pavesi. La casa si anima e Lilli avrà molto da fare.
Wednesday, April 13, 2005
L' ORNELLA E IL GINO
Partiti dalla magione d’Ivrea sotto una pioggerellina fine fine, siamo arrivati a Milano, Piazza 25 Aprile, grazie ad una mitica cartina degli anni ‘60 ormai ingiallita e a pezzettini. Qualcuno dirà che il GPS è più pratico, ma il romanticismo ha un prezzo (per altro minore).
Abbiamo cenato con Peppo e Camilla, non al ristorante feng shun shin perché non aveva posti a sedere, ma ad una trattoria bella rustica dove per poco non ci fanno saltar le arterie a burro e a pesantezze varie…Epperò alla fine ce l’abbiamo fatta e per le 9 meno 10 ci siamo ritrovati davanti allo Smeraldo con i nostri due biglietti di poltronissima prenotati via internet mesi fa. La Belsky era indubbiamente agitata (aspettava questo momento da ottobre), il Capo mezzo addormentato per colpa dei tortelli.
Non appena entrati nel foyer, la palpebra pesante ha avuto un guizzo: osti dè, siam ritornati negli anni ’80! Allora, signorine gallinelle cosciainvista offrivano amaro Ramazzotti e sorrisi brillantati ai presenti (pure a noi!), Forattini ridacchiava con la Lina Sotis che baciava tutti come fosse a casa sua. Più in là Ferrè, Diego dalla Palma col suo boy inamidato, Feltri con la sua faccia incattivita, e centinaia di donnine liftate, profumate, abbronzate, tacchettino-spillate, borsettin-ascellate, tutte un po’ ethnic chic, marchi e gioielli bene in vista. La Belsky ha rischiato lo svenimento, ma ha tenuto. Poi ha visto pure Maurizio Costanzo, regista dello spettacolo, e il collasso stava per realizzarsi. Grazie a dio, le luci si sono spente e la prima milanese dello spettacolo è cominciata.
Diciamo una cosa: i due vecchietti ci sanno ancora fare. L’Ornella è una grande interprete e sui bassi fa venire i brividi. Ormai non ci arriva più negli acuti ma su Valentina e ti lascio una canzone, è davvero brava. Il Gino sa anche lui il suo mestiere e quando canta della stanza numero 3 riesce ancora a emozionare. Giocano fra loro con intermezzi di parole studiati e a volte sono un po’ patetici (la pantera lei non la può proprio più fare…). Dovrebbero cantare e basta, senza l’orchestra che sembra quella di Demo Morselli e senza le scritte che Costanzo mette su in sottofondo come fosse a Buona Domenica. La conclusione è un concerto decente di due artisti che hanno fatto storia, un concerto però imbruttito dalla gentaglia urlante e da una regia orribile. L’Ornella e il Gino passano la prova, ma signur, che brutta umanità c’era dentro quel teatro!
Meno male poi che si ritorna a Ivrea, nella C3 della Micia, con la notte e la pioggia di fuori e con i due vecchietti di sottofondo…
Abbiamo cenato con Peppo e Camilla, non al ristorante feng shun shin perché non aveva posti a sedere, ma ad una trattoria bella rustica dove per poco non ci fanno saltar le arterie a burro e a pesantezze varie…Epperò alla fine ce l’abbiamo fatta e per le 9 meno 10 ci siamo ritrovati davanti allo Smeraldo con i nostri due biglietti di poltronissima prenotati via internet mesi fa. La Belsky era indubbiamente agitata (aspettava questo momento da ottobre), il Capo mezzo addormentato per colpa dei tortelli.
Non appena entrati nel foyer, la palpebra pesante ha avuto un guizzo: osti dè, siam ritornati negli anni ’80! Allora, signorine gallinelle cosciainvista offrivano amaro Ramazzotti e sorrisi brillantati ai presenti (pure a noi!), Forattini ridacchiava con la Lina Sotis che baciava tutti come fosse a casa sua. Più in là Ferrè, Diego dalla Palma col suo boy inamidato, Feltri con la sua faccia incattivita, e centinaia di donnine liftate, profumate, abbronzate, tacchettino-spillate, borsettin-ascellate, tutte un po’ ethnic chic, marchi e gioielli bene in vista. La Belsky ha rischiato lo svenimento, ma ha tenuto. Poi ha visto pure Maurizio Costanzo, regista dello spettacolo, e il collasso stava per realizzarsi. Grazie a dio, le luci si sono spente e la prima milanese dello spettacolo è cominciata.
Diciamo una cosa: i due vecchietti ci sanno ancora fare. L’Ornella è una grande interprete e sui bassi fa venire i brividi. Ormai non ci arriva più negli acuti ma su Valentina e ti lascio una canzone, è davvero brava. Il Gino sa anche lui il suo mestiere e quando canta della stanza numero 3 riesce ancora a emozionare. Giocano fra loro con intermezzi di parole studiati e a volte sono un po’ patetici (la pantera lei non la può proprio più fare…). Dovrebbero cantare e basta, senza l’orchestra che sembra quella di Demo Morselli e senza le scritte che Costanzo mette su in sottofondo come fosse a Buona Domenica. La conclusione è un concerto decente di due artisti che hanno fatto storia, un concerto però imbruttito dalla gentaglia urlante e da una regia orribile. L’Ornella e il Gino passano la prova, ma signur, che brutta umanità c’era dentro quel teatro!
Meno male poi che si ritorna a Ivrea, nella C3 della Micia, con la notte e la pioggia di fuori e con i due vecchietti di sottofondo…
Monday, April 11, 2005
LA GAZZELLA DI GRANT
Cari Silvia, Filippo, Anna e Lea,
questa che vi racconto è una storia africana.
C’era una volta un lago di nome Naivasha, antico come il mondo e limpido come la luce. Il lago era attraversato da un’ isola, o meglio una penisola, a forma di mezzaluna. Su quest’isola, chiamata Crescent Island, vivevano molti animali: giraffe, gazzelle, serpenti e uccelli di mille specie e colori. Su quest’isola, di tanto in tanto, venivano anche degli uomini per stare lontani dal frastuono delle città e per godersi la magnifica vista sulle acque del lago.
questa che vi racconto è una storia africana.
C’era una volta un lago di nome Naivasha, antico come il mondo e limpido come la luce. Il lago era attraversato da un’ isola, o meglio una penisola, a forma di mezzaluna. Su quest’isola, chiamata Crescent Island, vivevano molti animali: giraffe, gazzelle, serpenti e uccelli di mille specie e colori. Su quest’isola, di tanto in tanto, venivano anche degli uomini per stare lontani dal frastuono delle città e per godersi la magnifica vista sulle acque del lago.
Un giorno di non molto tempo fa, verso il tramonto, un gruppo di uomini che camminava sull’isola trovò un cucciolo di gazzella apparentemente abbandonato. La gazzella, che doveva avere non più di 2 giorni di vita, non si spaventò alla vista degli umani e del resto non sarebbe riuscita ad alzarsi e a scappare. Sembrava avesse la zampetta rotta e sola com’era, pensarono gli umani, sarebbe morta nell’arco di poche ore. Fu così che una ragazza del gruppo cominciò ad accarezzare la gazzella sulla testa e decise di portarla in un rifugio dove ci sarebbero state persone pronte a prendersi cura dell’animale. La gazzella venne avvvolta in un coloratissimo kikoi e portata per molti chilometri fino al rifugio. Lì due uomini di colore guardarono la ragazza negli occhi e le dissero bruscamente che si sarebbero presi cura della gazzella. Tolsero l’animale dalle braccia della ragazza e lo adagiarono sul fieno di una gabbietta calda e protetta.
Di lì a poco arrivarono due uomini bianchi che vivevano nella zona e che, vedendo la gazzella, chiesero alla ragazza dove l’avesse trovata. La ragazza raccontò tutto e si raccomandò che trattassero bene l’animale una volta che lei se ne fosse andata. I due uomini le dissero di non aver paura, ma aggiunsero, con tono serioso, che quella notte un animale avrebbe sofferto tantissimo. La ragazza non capì cosa intedevano: la gazzella era ormai al sicuro e non avrebbe corso alcun rischio.
Fu solo a quel momento che i due uomini di colore, rimasti in silenzio tutto il tempo, cominciarono a parlare: “Ragazza – le dissero – tu ami la natura vero?” “Certo!” –rispose lei. “E qual è la legge più importante in natura, secondo te?” “Non ho idea, sono molte le leggi della natura.” “Questo è vero ma una è più importante delle altre. Si chiama rispetto e richiede che ognuno agisca nei confronti degli altri esseri, sforzandosi sempre di capire storie e culture diverse.” “Non capisco cosa vogliate dire”- disse la ragazza.
“Vedi, questa gazzella era sì abbandonata sull’isola, ma le sue gambe erano intatte e il suo corpo sano, sebbene non ancora pronto per correre. Sua madre, come tutte le madri, non era scappata. Era semplicemente andata a cercare cibo nella savana e sarebbe ritornata dal suo cucciolo prima del buio. Tu però hai accarezzato la gazzella e toccandola le hai lasciato addosso l’odore degli umani. Sua madre adesso non la vorrà più, perchè così vuole il mondo degli animali. Tu non lo sapevi, ma il rispetto esige conoscenza. L’ignoranza è spesso la colpa che porta l’offesa. Prendendo in mano la gazzella pensavi di salvarla e invece l’hai allontanata per sempre dal suo mondo naturale.”
La ragazza era molto stupita e stava quasi per mettersi a piangere: “Ma io non volevo. Io volevo solo salvarla...” Risposero i due uomini di colore: “Non ti preoccupare, ragazza. La gazzella sopravviverà e forse, fra molti mesi, riusciremo a riportarla nel suo ambiente naturale. Però tu impara la lezione: se vedi un animale abbandonato, pensa sempre che sua madre potrebbe essere di ritorno fra poco. Non toccarlo, anche se ti viene d’istinto. Pensa bene a cosa fare e se non sai decidere chiama qualcuno che ti possa indirizzare verso la mossa migliore. A volte è importante usare il cervello prima del cuore.”
La ragazza annuì, ringraziò i due uomini per l’insegnamento e se ne tornò a casa, con molta tristezza per lo sbaglio commesso. Sull’ isola a forma di mezzaluna la gazzella venne nutrita per molti mesi e crebbe sana e forte aiutata dagli uomini del luogo. Dal giorno del ritrovamento della gazzella però, si dice che tutte le notti a Crescent Island si sentano tonfi pesanti trascinati dal vento per tutta l’isola. Anche se nessuno lo sa con certezza, molti credono che sia il rumore degli zoccoli di una madre gazzella che ogni notte galoppa per l’isola nella speranza di rincontrare il suo cucciolo perduto.
Di lì a poco arrivarono due uomini bianchi che vivevano nella zona e che, vedendo la gazzella, chiesero alla ragazza dove l’avesse trovata. La ragazza raccontò tutto e si raccomandò che trattassero bene l’animale una volta che lei se ne fosse andata. I due uomini le dissero di non aver paura, ma aggiunsero, con tono serioso, che quella notte un animale avrebbe sofferto tantissimo. La ragazza non capì cosa intedevano: la gazzella era ormai al sicuro e non avrebbe corso alcun rischio.
Fu solo a quel momento che i due uomini di colore, rimasti in silenzio tutto il tempo, cominciarono a parlare: “Ragazza – le dissero – tu ami la natura vero?” “Certo!” –rispose lei. “E qual è la legge più importante in natura, secondo te?” “Non ho idea, sono molte le leggi della natura.” “Questo è vero ma una è più importante delle altre. Si chiama rispetto e richiede che ognuno agisca nei confronti degli altri esseri, sforzandosi sempre di capire storie e culture diverse.” “Non capisco cosa vogliate dire”- disse la ragazza.
“Vedi, questa gazzella era sì abbandonata sull’isola, ma le sue gambe erano intatte e il suo corpo sano, sebbene non ancora pronto per correre. Sua madre, come tutte le madri, non era scappata. Era semplicemente andata a cercare cibo nella savana e sarebbe ritornata dal suo cucciolo prima del buio. Tu però hai accarezzato la gazzella e toccandola le hai lasciato addosso l’odore degli umani. Sua madre adesso non la vorrà più, perchè così vuole il mondo degli animali. Tu non lo sapevi, ma il rispetto esige conoscenza. L’ignoranza è spesso la colpa che porta l’offesa. Prendendo in mano la gazzella pensavi di salvarla e invece l’hai allontanata per sempre dal suo mondo naturale.”
La ragazza era molto stupita e stava quasi per mettersi a piangere: “Ma io non volevo. Io volevo solo salvarla...” Risposero i due uomini di colore: “Non ti preoccupare, ragazza. La gazzella sopravviverà e forse, fra molti mesi, riusciremo a riportarla nel suo ambiente naturale. Però tu impara la lezione: se vedi un animale abbandonato, pensa sempre che sua madre potrebbe essere di ritorno fra poco. Non toccarlo, anche se ti viene d’istinto. Pensa bene a cosa fare e se non sai decidere chiama qualcuno che ti possa indirizzare verso la mossa migliore. A volte è importante usare il cervello prima del cuore.”
La ragazza annuì, ringraziò i due uomini per l’insegnamento e se ne tornò a casa, con molta tristezza per lo sbaglio commesso. Sull’ isola a forma di mezzaluna la gazzella venne nutrita per molti mesi e crebbe sana e forte aiutata dagli uomini del luogo. Dal giorno del ritrovamento della gazzella però, si dice che tutte le notti a Crescent Island si sentano tonfi pesanti trascinati dal vento per tutta l’isola. Anche se nessuno lo sa con certezza, molti credono che sia il rumore degli zoccoli di una madre gazzella che ogni notte galoppa per l’isola nella speranza di rincontrare il suo cucciolo perduto.
Friday, April 08, 2005
3 W e 3 L
Ed eccoci qua, dopo una allegra telefonata con la mitica Maria Angelica di Washington disi’ (anche se dice sempre dino’, ah ah!).
Reserve list per la Banca. Sportello numero 47, attenda in coda altre due settimane.
Franz si chiede se vinceranno le 3 W (WB, Washington, Wolfowitz) o le 3 L (London, Laura, Libera professione). Noi stiamo sereni anche perche’ Laura fa pure Wife e quindi ci sta da ambo le parti.
Continuiamo a lottare fino all’ultimo come ha insegnato il Pedro sbarbino nei lunghi anni di competizioni a ping pong. Poi si vedra’ e comunque vada, siamo contenti.
Domani finalmente l’accoppiata Capobelsky si riforma in quel di Malpensa e il blog tornera’ meno Capocentrico. Ci scusiamo con i lettori per le cattive performance delle ultime settimane e assicuriamo che rimedieremo presto.
Baci a tutti.
Lelafricano
Reserve list per la Banca. Sportello numero 47, attenda in coda altre due settimane.
Franz si chiede se vinceranno le 3 W (WB, Washington, Wolfowitz) o le 3 L (London, Laura, Libera professione). Noi stiamo sereni anche perche’ Laura fa pure Wife e quindi ci sta da ambo le parti.
Continuiamo a lottare fino all’ultimo come ha insegnato il Pedro sbarbino nei lunghi anni di competizioni a ping pong. Poi si vedra’ e comunque vada, siamo contenti.
Domani finalmente l’accoppiata Capobelsky si riforma in quel di Malpensa e il blog tornera’ meno Capocentrico. Ci scusiamo con i lettori per le cattive performance delle ultime settimane e assicuriamo che rimedieremo presto.
Baci a tutti.
Lelafricano
Thursday, April 07, 2005
UPDATE NAIROBINA
Il blog langue un po', me ne rendo conto. Il problema e' che nel mio ufficio di Nairobi e' successa una cosa strana: hanno messo dei telefoni fantastici, con mille tasti colorati che ti consentono di fare le conference calls, di mettere uno on hold, di parlare su tre linee diverse mentre con una mano reggi il cellulare e con il piede indichi alla segretaria il documento da prendere. Eppero', nonostante questa magnifica innovazione tecnologica, dall'altra parte internet e' crollato. Ci metto 40 minuti per scaricare un piccolo attachment e non si puo' nemmeno pensare a caricare delle foto sul blog. Ho imparato che nel tempo in cui si apre un email posso tranquillamente andare in bagno. Ormai pensano tutti che abbia qualche problemino di prostata. Insomma, il tutto e' un poco frustrante...
Allora scrivo poco, anche perche' alla sera c'e' sempre un film cui andare, amici da incontrare, un party qua e uno la'. Di giorno sono un po' cotto e poi devo pure lavorare sulla malaria strategy che per ora non e' altro che un concetto nella mia zucca. Comunque sta per finire. Sabato torno a casa e ci porteremo a Ivrea per due settimane di lavoro e godimento supremo. Nel frattempo attendiamo sempre che la Banca si faccia viva (che due palle, se mi e' consentito...) mentre a Nairobi un cielo grigio pesto scarica catini d'acqua su wasungu e wananchi.
Tuesday, April 05, 2005
RISVEGLIO
Dal letto della mia guest wing si vedono delle acacie e delle bouganvillee stupende. Al mattino, intorno alle 6 e 30, i primi raggi di sole filtrano attraverso il finestrone che ho davanti e gli uccelli cominciano a cinguettare. Siccome sono uccelli africani, fanno un baccano dell'ostia e mi svegliano regolarmente. Luce e uccelli oggi sono stati accompagnati da un messaggio in segreteria che mi comunicava il risultato di una partita di ping pong finita 11 a 2. Ho fatto la doccia ancora piu' contento del solito. Poi ho fatto colazione con mango, papaya e un buon caffelatte. L'aria fuori era fresca perche' la stagione delle piogge sta arrivando e questa notte ha piovuto a lungo e forte. Al cancello la guardia ha aperto il suo sorriso e il portone: la nostra jeep ci e' passata attraverso e un'altra giornata africana e' cominciata.
A quell'ora la Belsky ancora dormiva, accucciata nel letto della sua mansarda torinese.
Monday, April 04, 2005
Friday, April 01, 2005
SE UN PAPA MUORE
Non ho ricordi dell’elezione del ’78 ma e’ come se li avessi. Tante volte in televisione ho sentito quel “mi corrigerete” e ho visto la folla applaudire e gioire. Ma non era appena morto un altro papa, seppur di breve vita? Qui si tratta di piu’ di un quarto di secolo e il giubilo alla nuova elezione dovrebbe essere moderato. In un paese in cui si applaude anche ai funerali niente e’ comunque scontato.
Sara’ ancora straniero il prossimo? A me non dispiacerebbe il cardinal Arinze che vien dall’Africa dove il Cristianesimo combatte e combattera’ nei prossimi anni una lotta corpo a corpo contro l’Islam. Ha lavorato molto sulla collaborazione interreligiosa e venendo dalla Nigeria forse potrebbe capire i problemi dell’ Africa e aprirsi a visioni piu’ moderne. Senno’ io tifo per l’arcivescovo di Lima Thorne che giocava a basket in prima divisione ed e’ pure ingegnere: non lo conosco ma mi e’ simpa. In ogni caso di questi tempi con le elezioni non ci becco, quindi alla fine sara’ un italiano tipo Tettamanzi o Re…
Torno a Giovanni Paolo II. Mi ricordo Fabri davanti al televisore all’entrata di casa che dice a me e alla mamma che avevano sparato a quell’uomo ancora giovane e forte. Eravamo scesi dalla cinquecento bianca. La mia mamma era un colosso invincibile e io dovevo avere il kimono e la mia cintura gialla in uno zainetto. Sempre a casa, diciotto anni dopo, ricordo un uomo bardato di paramenti multicolor che abbatteva la porta di San Pietro con immensa fatica. Nel suo corpo si era infiltrata la malattia, nel mio zainetto mappe di un mondo piu’ grande. La mia mamma era sempre un colosso, solo un poco piu' lento.
Sara’ ancora straniero il prossimo? A me non dispiacerebbe il cardinal Arinze che vien dall’Africa dove il Cristianesimo combatte e combattera’ nei prossimi anni una lotta corpo a corpo contro l’Islam. Ha lavorato molto sulla collaborazione interreligiosa e venendo dalla Nigeria forse potrebbe capire i problemi dell’ Africa e aprirsi a visioni piu’ moderne. Senno’ io tifo per l’arcivescovo di Lima Thorne che giocava a basket in prima divisione ed e’ pure ingegnere: non lo conosco ma mi e’ simpa. In ogni caso di questi tempi con le elezioni non ci becco, quindi alla fine sara’ un italiano tipo Tettamanzi o Re…
Torno a Giovanni Paolo II. Mi ricordo Fabri davanti al televisore all’entrata di casa che dice a me e alla mamma che avevano sparato a quell’uomo ancora giovane e forte. Eravamo scesi dalla cinquecento bianca. La mia mamma era un colosso invincibile e io dovevo avere il kimono e la mia cintura gialla in uno zainetto. Sempre a casa, diciotto anni dopo, ricordo un uomo bardato di paramenti multicolor che abbatteva la porta di San Pietro con immensa fatica. Nel suo corpo si era infiltrata la malattia, nel mio zainetto mappe di un mondo piu’ grande. La mia mamma era sempre un colosso, solo un poco piu' lento.
Altre due immagini: io con Seita in Piazza San Pietro ad ascoltare la voce del papa stravolto che chiede di essere aiutato dale moltitudini assiepate li’ sotto. Quella domenica il Brasile stava vincendo la Coppa del Mondo con Ronaldo in un qualche stadio coreano. Da quella finestra, in una mondovisione piu’ intima, quella richiesta, cosi’ umana, quasi infantile, mi tocco’ profondamente. Infine pochi giorni fa, a Pasqua, 12 minuti appeso alla finestra, senza parole, senza benedizioni. Un congedo da uomo forte che ha vinto i muri di cemento dell'Est e soccombe, umanamente, sotto la brezza leggera di Roma.